LiederNet logo

CONTENTS

×
  • Home | Introduction
  • Composers (20,103)
  • Text Authors (19,448)
  • Go to a Random Text
  • What’s New
  • A Small Tour
  • FAQ & Links
  • Donors
  • DONATE

UTILITIES

  • Search Everything
  • Search by Surname
  • Search by Title or First Line
  • Search by Year
  • Search by Collection

CREDITS

  • Emily Ezust
  • Contributors (1,114)
  • Contact Information
  • Bibliography

  • Copyright Statement
  • Privacy Policy

Follow us on Facebook

by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio

L'estate
Language: Italian (Italiano) 
Or che niega i doni suoi,
 La stagion de' fiori amica,
 Cinta il crin di bionda spica;
 Volge a noi 
 L'estate il piè.
   E già sotto al raggio ardente,
 Così bollono l'arene,
 Che alla barbara cirene,
 Più cocente 
 Il sol non è.

Più non hanno i primi albori 
  Le lor gelide rugiade;
  Più dal ciel pioggia non cade,
  Che ristori 
  È l' erba e 'l fior.
    Alimento il fonte, il rio 
  Al terren più non comparte,
  Che si fende in ogni parte 
  Per desìo
  Di nuovo umor.

Polveroso al Sole in faccia 
  Si scolora il verde faggio,
  Che di frondi al nuovo maggio 
  Le sue braccia
  Rivestì;
    Ed ingrato al suol natìo
 Fuor del tronco ombra non stende,
 Nè dal Sol l' acque difende
 Di quel rio,
 Che lo nutrì.

Molle il volto, il sen bagnato 
  Dorme steso in strana guisa 
  Su la messe già recisa 
  L' affannato 
  Mietitor; 
    E con man pietose, e pronte 
  Va tergendogli la bella 
  Amorosa villanella 
  Dalla fronte 
  II suo sudor.

Là su l' arido terreno 
  Scemo il can d'ogni vigore 
  Langue accanto al suo Signore,
  E nè meno 
  Osa latrar;
    Ma tramanda al seno oppresso
 Per le fauci inaridite 
 Nuove sempre aure gradite 
 Con lo spesso 
 Respirar.

Quel torel, che innamorava 
  Del suo ardir ninfe, e pastori,
  Se ne' tronchi degli allori
  S' avvezzava
  A ben ferir;
    Del ruscello or su le sponde 
  Lento giace, e mugge, e guata
  La giovenca innamorata,
  Che risponde 
  Al suo muggir.

Per timor del caldo raggio 
  L' augellin non batte l' ale;
  Alle stridule cicale 
  Cede il faggio 
  L' usignol.
    Mostran già spoglie novelle 
  Le macchiate antiche serpi,
  Che ravvolte a' nudi sterpi
  Si fan belle
  In faccia al Sol,

Al calor del lungo giorno 
  Senton là ne' salsi umori
  Anche i muti abitatori, 
  Che il soggiorno 
  Intiepidì; 
    E da' loro antri muscosi 
  Più non van scorrendo il mare,
  Ma fra' sassi, e l' alghe amare
  Stanno ascosi 
  A' rai del dì.

Pur l' estate tormentosa,
  S' io rimiro, amata Fille,
  Le tue placide pupille,
  Sì penosa 
  A me non è.
    Mi conduca il cieco Dio 
  Fra' Numidi, o al mar gelato, 
  Io sarò sempre beato,
  Idol mio, 
  Vicino a te.

Benchè adusta abbia la fronte,
  Con le curve opposte spalle 
  Una ombrosa opaca valle 
  Cela il monte 
  Al caldo Sol:
    Là dall' alto in giù cadendo 
  Serpe un rio limpido, e vago;
  Che raccolto in picciol lago 
  Va nutrendo 
  Il verde suol.

Là del Sol dubbia è la luce,
  Come suol notturna Luna;
  Nè pastor greggia importuna 
  Vi conduce 
  A pascolar.
    E, se v' entra il Sol furtivo,
  Vedi l' ombra delle piante 
  Al variar d' aura incostante 
  Dentro il rivo 
  Tremolar. 

Là mia vita uniti andiamo;
  Là cantando il di s' inganni.
  Per timor di nuovi affanni 
  Non lasciamo
  Di gioir;
    Che raddoppia i suoi tormenti 
  Chi con occhio mal sicuro 
  Fra la nebbia del futuro 
  Va gli eventi 
  A prevenir.

Me non sdegni il biondo Dio,
  Me con Fille unisca Amore,
  E poi sfoghi il suo rigore 
  Fato rio, 
  Nemico Ciel:
    Che il desìo non mi tormenta 
  O di fasto, o di ricchezza;
  Nè d' incomoda vecchiezza 
  Mi spaventa 
  Il pigro gel.

Curvo il tergo, e bianco il mento 
  Toccherò le corde usate,
  E alle corde mal temprate 
  Roco accento 
  Accoppierò.
    E a que' rai non più vivaci
 Rivolgendomi talora,
 Sulla man, che m' innamora 
 Freddi baci 
 Imprimerò.

Giusti Dei, che riposate 
  Placidissimi su l' etra,
  La mia Fille, e la mia cetra 
  Deh serbate 
  Per pietà.
    Fili poi la Parca avara 
  I miei dì mill' anni e mille,
  La mia cetra, e la mia Fille
  Sempre cara 
  A me sarà.

Confirmed with Opere di Pietro Metastasio, Gio. Tomaso Masie Comp., 1782, pages 420-426.


Text Authorship:

  • by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio, "L'estate", appears in Canzonette, no. 2 [author's text checked 1 time against a primary source]

Musical settings (art songs, Lieder, mélodies, (etc.), choral pieces, and other vocal works set to this text), listed by composer (not necessarily exhaustive):

  • by M. Arnault , "L'estate" [ medium voice and piano ], from 15 mélodies et un duo avec accompagnement de piano composés et dédiés à sa mère par M. A., no. 3, Éd. Jules Hamelle [sung text not yet checked]

Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]

This text was added to the website: 2013-11-05
Line count: 150
Word count: 606

Gentle Reminder

This website began in 1995 as a personal project by Emily Ezust, who has been working on it full-time without a salary since 2008. Our research has never had any government or institutional funding, so if you found the information here useful, please consider making a donation. Your help is greatly appreciated!
–Emily Ezust, Founder

Donate

We use cookies for internal analytics and to earn much-needed advertising revenue. (Did you know you can help support us by turning off ad-blockers?) To learn more, see our Privacy Policy. To learn how to opt out of cookies, please visit this site.

I acknowledge the use of cookies

Contact
Copyright
Privacy

Copyright © 2025 The LiederNet Archive

Site redesign by Shawn Thuris