De ma sainte patrie J'accours vous rassurer. Sur ma tombe fleurie, Mes sœurs, pourquoi pleurer ? Dans son affreux mystère, La mort a des douceurs ; Je vous vois sur la terre : Ne pleurez point, mes sœurs. [ ... ] J'ai la même figure Qui charmait tant vos yeux ; La même chevelure Orne mon front joyeux, Mais ces boucles coupées, Au jour de mon trépas De vos larmes trempées, Ne repousseront pas ! [ ... ] Oh ! cessez votre plainte, Ma mère, croyez-moi ; Vous serez une sainte, Si vous gardez la foi. C'est un mal salutaire Que perdre un nouveau-né . Aux larmes d'une mère Tout sera pardonné !
15 mélodies et un duo avec accompagnement de piano composés et dédiés à sa mère par M. A.
Song Cycle by M. Arnault
1. Le petit frère  [sung text not yet checked]
Subtitle: Le petit frère
Text Authorship:
- by Delphine de Girardin, née Gay (1804 - 1855), as Madame Émile de Giarardin, "Le petit frère", appears in Poésies complètes de Mme Émile de Girardin
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Confirmed with Poésies complètes, Madame Emile de Girardin (Delphine Gay), Librairie nouvelle (Paris) , 1856, pages 330-332
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2. L'adieu à Graziella  [sung text not yet checked]
Adieu ! mot qu'une larme humecte sur la lèvre ; Mot qui finit la joie et qui tranche l'amour ; Mot par qui le départ de délices nous sèvre ; Mot que l'éternité doit effacer un jour ! Adieu !.... Je t'ai souvent prononcé dans ma vie, Sans comprendre, en quittant les êtres que j'aimais, Ce que tu contenais de tristesse et de lie, Quand l'homme dit : "Retour !" et que Dieu dit : "Jamais !" Mais aujourd'hui je sens que ma bouche prononce Le mot qui contient tout, puisqu'il est plein de toi, Qui tombe dans l'abîme, et qui n'a pour réponse Que l'éternel silence entre une image et moi ! Et cependant mon coeur redit à chaque haleine Ce mot qu'un sourd sanglot entrecoupe au milieu, Comme si tous les sons dont la nature est pleine N'avaient pour sens unique, hélas ! qu'un grand adieu !
Text Authorship:
- by Alphonse Marie Louis de Lamartine (1790 - 1869), "Adieu à Graziella", appears in Nouvelles méditations poétiques
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]3. L'estate  [sung text not yet checked]
Or che niega i doni suoi, La stagion de' fiori amica, Cinta il crin di bionda spica; Volge a noi L'estate il piè. E già sotto al raggio ardente, Così bollono l'arene, Che alla barbara cirene, Più cocente Il sol non è. Più non hanno i primi albori Le lor gelide rugiade; Più dal ciel pioggia non cade, Che ristori È l' erba e 'l fior. Alimento il fonte, il rio Al terren più non comparte, Che si fende in ogni parte Per desìo Di nuovo umor. Polveroso al Sole in faccia Si scolora il verde faggio, Che di frondi al nuovo maggio Le sue braccia Rivestì; Ed ingrato al suol natìo Fuor del tronco ombra non stende, Nè dal Sol l' acque difende Di quel rio, Che lo nutrì. Molle il volto, il sen bagnato Dorme steso in strana guisa Su la messe già recisa L' affannato Mietitor; E con man pietose, e pronte Va tergendogli la bella Amorosa villanella Dalla fronte II suo sudor. Là su l' arido terreno Scemo il can d'ogni vigore Langue accanto al suo Signore, E nè meno Osa latrar; Ma tramanda al seno oppresso Per le fauci inaridite Nuove sempre aure gradite Con lo spesso Respirar. Quel torel, che innamorava Del suo ardir ninfe, e pastori, Se ne' tronchi degli allori S' avvezzava A ben ferir; Del ruscello or su le sponde Lento giace, e mugge, e guata La giovenca innamorata, Che risponde Al suo muggir. Per timor del caldo raggio L' augellin non batte l' ale; Alle stridule cicale Cede il faggio L' usignol. Mostran già spoglie novelle Le macchiate antiche serpi, Che ravvolte a' nudi sterpi Si fan belle In faccia al Sol, Al calor del lungo giorno Senton là ne' salsi umori Anche i muti abitatori, Che il soggiorno Intiepidì; E da' loro antri muscosi Più non van scorrendo il mare, Ma fra' sassi, e l' alghe amare Stanno ascosi A' rai del dì. Pur l' estate tormentosa, S' io rimiro, amata Fille, Le tue placide pupille, Sì penosa A me non è. Mi conduca il cieco Dio Fra' Numidi, o al mar gelato, Io sarò sempre beato, Idol mio, Vicino a te. Benchè adusta abbia la fronte, Con le curve opposte spalle Una ombrosa opaca valle Cela il monte Al caldo Sol: Là dall' alto in giù cadendo Serpe un rio limpido, e vago; Che raccolto in picciol lago Va nutrendo Il verde suol. Là del Sol dubbia è la luce, Come suol notturna Luna; Nè pastor greggia importuna Vi conduce A pascolar. E, se v' entra il Sol furtivo, Vedi l' ombra delle piante Al variar d' aura incostante Dentro il rivo Tremolar. Là mia vita uniti andiamo; Là cantando il di s' inganni. Per timor di nuovi affanni Non lasciamo Di gioir; Che raddoppia i suoi tormenti Chi con occhio mal sicuro Fra la nebbia del futuro Va gli eventi A prevenir. Me non sdegni il biondo Dio, Me con Fille unisca Amore, E poi sfoghi il suo rigore Fato rio, Nemico Ciel: Che il desìo non mi tormenta O di fasto, o di ricchezza; Nè d' incomoda vecchiezza Mi spaventa Il pigro gel. Curvo il tergo, e bianco il mento Toccherò le corde usate, E alle corde mal temprate Roco accento Accoppierò. E a que' rai non più vivaci Rivolgendomi talora, Sulla man, che m' innamora Freddi baci Imprimerò. Giusti Dei, che riposate Placidissimi su l' etra, La mia Fille, e la mia cetra Deh serbate Per pietà. Fili poi la Parca avara I miei dì mill' anni e mille, La mia cetra, e la mia Fille Sempre cara A me sarà.
Text Authorship:
- by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio, "L'estate", appears in Canzonette, no. 2
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Confirmed with Opere di Pietro Metastasio, Gio. Tomaso Masie Comp., 1782, pages 420-426.
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4. Prière
Tu l'adoucis par ta présence/ La cruelle et sombre douleur
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5. Ballade de Roger Beaumanoir
Dans la brume du soir,/ Qui dort sous ce vieux chêne ?
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Text Authorship:
- by Octave Feuillet (1821 - 1890), "Ballade", appears in Scènes et Comédies, in La Fée, Paris, Éd. Michel Lévy Frères, Scene 10, pages 319-320, first published 1855
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6. La primavera  [sung text not yet checked]
Già riede primavera col suo fiorito aspetto; già il grato zeffiretto scherza fra l'erbe e i fior. Tornan le frondi agli alberi, l'erbette al prato tornano; sol non ritorna a me la pace del mio cor. Febo col puro raggio sui monti il gel discioglie, e quei le verdi spoglie veggonsi rivestir. E il fiumicel, che placido fra le sue sponde mormora, fa col disciolto umor il margine fiorir. L'orride querce annose su le pendici alpine già dal ramoso crine scuotono il tardo gel. A gara i campi adornano mille fioretti tremuli, non violati ancor da vomere crudel. Al caro antico nido fin dall'egizie arene la rondinella viene, che ha valicato il mar; che, mentre il volo accelera, non vede il laccio pendere, e va del cacciator l'insidie ad incontrar. L'amante pastorella già più serena in fronte corre all'usata fonte a ricomporsi il crin. Escon le greggie ai pascoli; d'abbandonar s'affrettano, le arene il pescator, l'albergo il pellegrin. Fin quel nocchier dolente, che sul paterno lido, scherno del flutto infido, naufrago ritornò; nel rivederlo placido lieto discioglie l'ancore; e rammentar non sa l'orror che in lui trovò. E tu non curi intanto, Fille, di darmi aìta; come la mia ferita colpa non sia di te. Ma, se ritorno libero gli antichi lacci a sciogliere, no che non stringerò più fra catene il piè. Del tuo bel nome amato, cinto del verde alloro, spesso le corde d'oro ho fatto risonar. Or, se mi sei più rigida, vuo' che i miei sdegni apprendano del fido mio servir gli oltraggi a vendicar. Ah no; ben mio, perdona questi sdegnosi accenti; che sono i miei lamenti segni d'un vero amor. S'è tuo piacer, gradiscimi; se così vuoi, disprezzami; o pietosa, o crudel, sei l'alma del mio cor.
Text Authorship:
- by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio, "La primavera", written 1719, appears in Canzonette, no. 1
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- GER German (Deutsch) (Anonymous/Unidentified Artist)
7. La semaine sainte à La Roche‑Guyon  [sung text not yet checked]
Ici viennent mourir les derniers bruits du monde
Nautoniers sans étoile, abordez ! c'est le port :
Ici l'âme se plonge en une paix profonde,
Et cette paix n'est pas la mort.
Ici jamais le ciel n'est orageux ni sombre ;
Un jour égal et pur y repose les yeux.
C'est ce vivant soleil, dont le soleil est l'ombre,
Qui le répand du haut des cieux.
Comme un homme éveillé longtemps avant l'aurore
Jeunes, nous avons fui dans cet heureux séjour,
Notre rêve est fini, le vôtre dure encore ;
Eveillez-vous ! voilà le jour.
[ ... ]
Text Authorship:
- by Alphonse Marie Louis de Lamartine (1790 - 1869), "La semaine sainte à La Roche-Guyon"
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]8. Souvenir
Des trésors dont le temps dispose,/ Hélas hâtons-nous de jouir
. . . . . . . . . .
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9. Nice  [sung text not yet checked]
Placa gli sdegni tuoi, Perdono, amata Nice: L' error d' un' infelice E' degno di pietà. E' ver da lacci suoi Vantai che l' Alma è sciolta; Ma fu l' estrema volta Ch' io vanti libertà. E' ver, l' antico ardore Celar pretesi a segno, Che mascherai lo sdegno, Per non scoprir l' amor. Ma cangi, o no colore, Se nominar t' ascolto, Ognun mi legge in volto Come si sta nel cor. Pur desto ognor ti miro, Non che ne' sogni miei: Che ovunque tu non sei Ti pinge il mio pensier. Tu, se con te m' aggiro, Tu, se ti lascio mai, Tu delirar mi fai Di pena, o di piacer. Di te s' io non ragiono, Infastidir mi sento; Di nulla mi rammento; Tutto mi fa sdegnar. A nominarti io sono Si avvezzo a chi m' appresso; Che al mio rivale istesso Soglio di te parlar. Da un sol tuo sguardo altero, Da un sol tuo detto umano Io mi difendo in vano, Sia sprezzo, o sia favor. Fuor che il tuo dole impero, Altro destin non hanno: Che secondar non sanno I moti del mio cor. Ogni piacer mi spiace, Se grato a te non sono: Ciò, che non è tuo dono, Contento mio non è. Tutto con te mi piace, Sia colle, o selva, o prato: Tutto è soggiorno ingrato Lungi, ben mio, da te. Or parlerò sincero: Non sol mi sembri bella, Non sol mi sembri quella, Che paragon non ha; Ma spesso, ingiusto al vero, Condanno ogni altro aspetto: Tutto mi par difetto, Fuor che la tua beltà. Lo stral già non spezzai: Che in van per mio rossore Trarlo tentai dal core, E ne credei morir. Ah, per uscir di guai, Più me ne vidi oppresso: Ah di tentar l' istesso Più non potrei offrir. Nel visco, in cui s' avvenne Quell' augellin talora, Scuote le penne ancora; Cercando libertà; Ma in agitar le penne Gl' impacci suoi rinnova: Più di fuggir fa prova, Più prigionier si fa. No ch' io non bramo estinto Il caro incendio antico; Quanto più spesso il dico, Meno bramar lo so. Sai che un loquace istinto Gli amanti a' detti sprona; Ma fin che si ragiona La fiamma non passò. Biasma nel rio cimento Di Marte ognor gli sdegni E ognor di Marte a' segni Torna il guerrier così. Torna così contento Schiavo che uscì di pena, Per uso alla catena, Che detestava un dì. Parlo, ma ognor parlando, Di te parlar procuro; Ma nuovo amor non curo; Non so cambiar di fè. Parlo, ma poi dimando Pietà de' detti miei; Parlo, ma sol tu sei L' arbitra ognor di me. Un cor non incostante, Un reo così sincero, Ah! l' amor tuo primiero Ritorni a consolar. Nel suo pentito amante Almen la bella Nice Un' Alma ingannatrice Sa che non può trovar. Se mi dai di pace un pegno, Se mi rendi, o Nice, il cor, Quanto già cantai di sdegno, Ricantar vogl' io d' amor.
Text Authorship:
- by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio, "Palinodìa a Nice", appears in Canzonette, no. 4
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Confirmed with Opere di Pietro Metastasio, Gio. Tomaso Masie Comp., 1782, pages 432-436.
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10. Adieux à la mer  [sung text not yet checked]
Murmure autour de ma nacelle, Douce mer dont les flots chéris, Ainsi qu'une amante fidèle, Jettent une plainte eternelle Sur ces poétique débris. Que j'aime à flotter sur ton onde, À l'heure où du haut du rocher L'oranger, la vigne féconde, Versent sur ta vague profonde Une ombre propice au nocher! Souvent, dans ma barque sans rame, Me confiant à ton amour, Comme pour assoupir mon âme, Je ferme au branle de ta lame Mes regards fatigués du jour. Comme un coursier souple et docile Dont on laisse flotter le mors, Toujours, vers quelque frais asile, Tu pousses ma barque fragile Avec l'écume de tes bords. [Ah! berce, berce, berce encore]1, Berce pour la dernière fois, Berce cet enfant qui t'adore, Et qui depuis sa tendre aurore N'a rêvé que [l'onde]2 et les bois! Le Dieu qui décora le monde De ton élément gracieux, Afin qu'ici tout se réponde, Fit les cieux pour briller sur l'onde, L'onde pour réfléchir les cieux. Aussi pur que dans ma paupière, Le jour pénètre ton flot pur, Et dans ta brillante carrière Tu sembles rouler la lumière Avec tes flots d'or et d'azur. Aussi libre que la pensée, Tu brises le vaisseau des rois, Et dans ta colère insensée, Fidèle au Dieu qui t'a lancée, Tu ne t'arrêtes qu'à sa voix. De l'infini sublime image, De flots en flots l'oeil emporté Te suit en vain de plage en plage, L'esprit cherche en vain [ton]3 rivage, Comme ceux de l'éternité. Ta voix majestueuse et douce Fait trembler l'écho de tes bords, Ou sur l'herbe qui te repousse, Comme le zéphyr dans la mousse, Murmure de mourants accords. Que je t'aime, ô vague assouplie, Quand, sous mon timide vaisseau, Comme un géant qui s'humilie, Sous ce vain poids l'onde qui plie Me creuse un liquide berceau. Que je t'aime quand, le zéphire Endormi dans tes antres frais, Ton rivage semble sourire De voir dans ton sein qu'il admire Flotter l'ombre de ses forêts! Que je t'aime quand sur ma poupe Des festons de mille couleurs, Pendant au vent qui les découpe, Te couronnent comme une coupe Dont les bords sont voilés de fleurs! Qu'il est doux, quand le vent caresse Ton sein mollement agité, De voir, sous ma main qui la presse, Ta vague, qui s'enfle et s'abaisse Comme le sein de la beauté! Viens, à ma barque fugitive Viens donner le baiser d'adieux; Roule autour une voix plaintive, Et de l'écume de ta rive Mouille encor mon front et mes yeux. Laisse sur ta plaine mobile Flotter ma nacelle à son gré, Ou sous l'antre de la sibylle, Ou sur le tombeau de Virgile : Chacun de tes flots m'est sacré. Partout, sur ta rive chérie, Où l'amour éveilla mon coeur, Mon âme, à sa vue attendrie, Trouve un asile, une patrie, Et des débris de son bonheur, Flotte au hasard : sur quelque plage Que tu me fasses dériver, Chaque flot m'apporte une image; Chaque rocher de ton rivage Me fait souvenir ou rêver...
Text Authorship:
- by Alphonse Marie Louis de Lamartine (1790 - 1869), "Adieux à la mer", written 1820, appears in Nouvelles méditations poétiques, no. 20
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- ENG English (Laura Prichard) , copyright © 2016, (re)printed on this website with kind permission
- ITA Italian (Italiano) (Enrico Magnani) , "Dolce mare", copyright © 2007, (re)printed on this website with kind permission
Note: the Unger score has "Jettant" in stanza 1, line 4, word 1, in all repetitions.
1 Unger: "Berce, berce encore"2 Unger: "l'ombre"
3 Unger: "son"
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11. Chant d'Ischia  [sung text not yet checked]
[ ... ] La [vierge]1, dans le songe où son âme s'égare, Soulève un oeil d'azur qui réfléchit les cieux, Et ses doigts au hasard errant sur sa guitare Jettent aux vents du soir des sons mystérieux! [ ... ] " Depuis l'heure où ta barque a fui loin de la rive, J'ai suivi tout le jour ta voile sur les mers, Ainsi que de son nid la colombe craintive Suit l'aile du ramier qui blanchit dans les airs! " Tandis qu'elle glissait sous l'ombre du rivage, J'ai reconnu ta voix dans la voix des échos; Et la brise du soir, en mourant sur la plage, Me rapportait tes chants prolongés sur les flots. [ ... ] " Maintenant sous le ciel tout repose, ou tout aime : La vague en ondulant vient dormir sur le bord; La fleur dort sur sa tige, et la nature même Sous le dais de la nuit se recueille et s'endort.
Text Authorship:
- by Alphonse Marie Louis de Lamartine (1790 - 1869), "Ischia", appears in Nouvelles méditations poétiques, no. 9
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- SPA Spanish (Español) (Miguel Antonio Caro) , "Ischia", appears in Traducciones poéticas, Bogotá, Librería Americana, calle XIV, n. 77, 79, first published 1889
1 Arnault: "beauté"; further changes may exist not shown above.
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12. La libertà  [sung text not yet checked]
Grazie agl'inganni tuoi, Al fin respiro, o Nice, Al fin d'un infelice Ebber gli Dei pietà: Sento da' lacci suoi, Sento che l' Alma è sciolta: Non sogno questa volta, Non sogno libertà. Mancò l' antico ardore, E son tranquillo a segno, Che in me non trova sdegno Per mascherarsi Amor. Non cangio più colore, Quando il tuo nome ascolto: Quando ti miro in volto, Più non mi batte il cor. Sogno ma te non miro Sempre ne' sogni miei: Mi desto, e tu non sei Il primo mio pensier. Lungi da te m' aggiro Senza bramarti mai: Son teco e non mi fai Nè pena, nè piacer. Di tua beltà ragiono, Nè intenerir mi sento: I torti miei rammento, E non mi so sdegnar. Confuso più non sono Quando mi vieni appresso: Col mio rivale istesso Posso di te parlar. Volgimi il guardo altero, Parlami in volto umano; Il tuo disprezzo è vano, E vano il tuo favor: Che più l' usato impero Quei labbri in me non hanno; Quegli occhi più non sanno La via di questo cor. Quel, che or m' alletta, o spiace, Se lieto, o mesto or sono, Già non è più tuo dono, Già colpa tua non è: Che senza te mi piace La selva, il colle, il prato; Ogni soggiorno ingrato M' annoja ancor con te. Odi s' io son sincero: Ancor mi sembri bella: Ma non mi sembri quella, Che paragon non ha. E (non t' offenda il vero) Nel tuo leggiadro aspetto Or vedo alcun difetto, Che mi parea beltà. Quando lo stral spezzai, (Confesso il mio rossore) Spezzar m' intesi il core, Mi parve di morir. Ma per uscir di guai, Per non vedersi oppresso, Per racquistar se stesso, Tutto si può soffrir. Nel visco, in cui s' avvenne Quell' augellin talora, Lascia le penne ancora, Ma torna in libertà: Poi le perdute penne In pochi dì rinnova: Cauto divien per prova, Nè più tradir si fa. So che non credi estinto In me l' incendio antico, Perchè sì spesso il dico, Perchè tacer non so. Quel naturale istinto, Nice, a parlar mi sprona, Per cui ciascun ragiona De' rischj, che passò. Dopo il crudel cimento Narra i passati sdegni; Di sue ferite i segni Mostra il guerrier così: Mostra così contento Schiavo, che uscì di pena, La barbara catena, Che strascinava un dì. Parlo, ma sol parlando Me soddisfar procuro: Parlo, ma nulla io curo Che tu mi presti fé. Parlo, ma non dimando Se approvi i detti miei, Nè se tranquilla sei Nel ragionar di me. Io lascio un' incostante; Tu perdi un cor sincero: Non so di noi primiero Chi s' abbia a consolar. So che un sì fido amante Non troverà più Nice; Che un' altra ingannatrice E facile a trovar.
Text Authorship:
- by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio, "La libertà a Nice", written 1733, appears in Canzonette, no. 3
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- ENG English (Christian Anderson) , "Freedom [or Freedom from Nice]", copyright © 2013, (re)printed on this website with kind permission [an adaptation]
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13. La feuille flétrie  [sung text not yet checked]
Subtitle: Rêverie
Pourquoi tomber déjà, feuille jaune et flétrie ? J'aimais ton doux aspect dans ce triste vallon. Un printemps, un été furent toute ta vie, Et tu vas sommeiller sur le pâle gazon. L'hiver, saison des nuits, s'avance et décolore Ce qui servait d'asile aux habitants des cieux ; Tu meurs, un vent du soir vient t'embrasser encore, Mais ces baisers glacés sont pour toi des adieux.
Text Authorship:
- by Élisa Mercœur (1809 - 1835), "La Feuille flétrie", written 1826, appears in Poésies, Nantes, Mellinet-Malassis, first published 1827
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Researcher for this page: Johann Winkler14. Le grillon  [sung text not yet checked]
Grillon solitaire
Ici comme moi,
Voix qui sors de terre,
Ah ! réveille-toi !
J'attise la flamme,
C'est pour t'égayer ;
Mais il manque une âme,
Une âme au foyer !
Grillon solitaire,
Voix qui sors de terre,
Ah ! réveille-toi
Pour moi !
[ ... ]
Grillon solitaire,
Voix qui sors de terre,
Ah ! réveille-toi
Pour moi !
Text Authorship:
- by Alphonse Marie Louis de Lamartine (1790 - 1869), "Le grillon", appears in Harmonies poétiques et religieuses, in Pièces ajoutées, no. 15
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- CAT Catalan (Català) (Salvador Pila) , "El grill", copyright © 2022, (re)printed on this website with kind permission
- CZE Czech (Čeština) (Jaroslav Vrchlický) , "Cvrček", Prague, first published 1893
- ENG English (Laura L. Nagle) , "The cricket", first published 1856, copyright © 2007, (re)printed on this website with kind permission [an adaptation]
15. La partenza  [sung text not yet checked]
Ecco quel fiero istante: Nice, mia Nice, addio. Come vivrò ben mio, Così lontan da te? Io vivrò sempre in pene, Io non avrò più bene: E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Soffri che in traccia almeno Di mia perduta pace Venga il pensier seguace [Sull']1 orme del tuo piè. Sempre nel tuo cammino, [Sempre m' avrai]2 vicino; E tu, chi sa se mai Ti sovverai di me! Io fra remote sponde Mesto volgendo i passi, Andrò chiedendo a i sassi, La Ninfa mia dov' è? Dall' una all' altra Aurora Te andrò chiamando ognora; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Io rivedrò sovente Le amene piagge, o Nice, Dove vivea felice, Quando vivea con te. A me saran tormento Cento memorie e cento: E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Ecco, dirò, quel fonte, Dove avvampò di sdegno; Ma poi di pace in pegno La bella man mi diè. Quì si vivea di speme: Là si languiva insieme; E tu, chi sa se mai Ti sovverrai di me! Quanti vedrai giungendo Al nuovo tuo soggiorno, Quanti venirti intorno À offrirti amore, e fé! Oh Dio! chi sa fra tanti Teneri omaggi e pianti, Oh Dio! chi sa se mai Ti sovverrai di me! Pensa qual dolce strale, Cara, mi lasci in seno: Pensa che amò Fileno Senza sperar mercè: Pensa, mia vita, a questo Barbaro addio funesto: Pensa... Ah chi sa se mai Ti sovverrai di me!
Text Authorship:
- by Pietro Antonio Domenico Bonaventura Trapassi (1698 - 1782), as Pietro Metastasio, "La partenza", written 1746, appears in Canzonette, no. 5
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- ENG English (Johann Gaitzsch) , "The departure", copyright © 2003, (re)printed on this website with kind permission
- FIN Finnish (Suomi) (Erkki Pullinen) , copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
- FRE French (Français) (Louis-Ernest Crevel de Charlemagne) , "Le depart", from the 1st volume of Rossini's Soirées musicales, Schott, first published 1835
- GER German (Deutsch) (G. Friedrich) , "Die Abreise", from the 1st volume of Rossini's Soirées musicales, Schott, first published 1835
- SPA Spanish (Español) (Juan Henríquez Concepción) , "La partida", copyright © 2010, (re)printed on this website with kind permission
Confirmed with Opere di Pietro Metastasio, Gio. Tomaso Masie Comp., 1782, pages 437-439.
1 Hensel: "In"2 Rossini: "M' avrai"
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16. L'églantine  [sung text not yet checked]
[Églantine ! Humble]1 fleur, comme moi solitaire, Ne crains pas que sur toi j'ose étendre ma main. Sans en être arrachée orne un moment la terre, Et comme un doux rayon console mon chemin. Quand les tièdes zéphirs s'endorment sous l'ombrage, Quand le jour fatigué ferme ses yeux brûlants, Quand l'ombre se répand et brunit le feuillage, Par ton souffle, vers toi, guide mes pas tremblants. Mais ton front, humecté par le froid crépuscule, Se penche tristement pour éviter ses pleurs ; Tes parfums sont enclos dans leur blanche cellule, Et le soir a changé ta forme et tes couleurs. Rose, console-toi ! Le jour qui va paraître, Rouvrira ton calice à ses feux ranimé ; Ta mourante auréole, il la fera renaître, Et ton front reprendra son éclat embaumé. Fleur au monde étrangère, ainsi que toi, dans l'ombre Je me cache et je cède à l'abandon du jour ; Mais un rayon d'espoir enchante ma nuit sombre : Il vient de l'autre rive... et j'attends son retour.
Text Authorship:
- by Marceline Desbordes-Valmore (1786 - 1859), "L'églantine", appears in La guirlande de roses dédiée aux dames lyonnaises, first published <<1830
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View original text (without footnotes)1 Arnault: "L'églantine, humble"; further changes may exist not shown above.
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