by Gabriele D'Annunzio (1863 - 1938)
A l'avvenire
Language: Italian (Italiano)
Violacee l'onde ne 'l vespero fosco d'autunno irrompono mugghiando per le deserte rive, irrompon con feroce sguizzare di dorsi e di code, simili ad immenso nembo d'alligatori. Vanisce il Gran Sasso da lungi, titan soffocato entro il torpore de la fumèa sanguigna; per le solitudini de 'l piano s'internano in fila, qual caravana di dromedari, i colli; surgono li alberi qua e là, morituri, a cui pugna ancor la vita ne le supreme cime, surgono: con sibili lunghi il vapor li saluta fuggendo e tacito io ne la triste fuga guardo...Oh immemori scheletri d'alberi, un giorno pugnaci a l'aura come virenti atleti! oh malvage acque, di sole e d'azzurro esultanti un giorno, di canti larghe ad amori umani! Ma per questo tedio angoscioso d'autunno, me porta lungi da 'l mare, lungi da la patria, il mostro: su 'l volto io l'estrema carezza, l'estremo bacio sentomi tepido di lacrime, e i materni aneliti; ancora ne l'anima suonan le rotte voci ch'ella mettea piangendo, ancor l'immagine cara protendere io veggo le braccia in ultimo impeto disperato. O madre, mi chiama un intenso desio di battaglie a genti ignote, lungi, ad ignoto cielo! Pur, dolce l'incanto de' tuoi sereni occhi e il consiglio dolce m'era; una pace nova fluir pe 'l sangue io sentivami quando, riarso la faccia, sfinito le membra a le corse folli, ai galoppi, a 'l nuoto, su le ginocchia il capo selvaggio posavati e lene la tua man scorreami entro le calde chiome. Entravan ne le chiome libere i venti ed il petto ai venti libero gl'inni di gioia dava. Oh inni squillanti da 'l petto per l'ima boscaglia tra l'alenare di mille verdi vite, belli inni sonanti, ne l'albe di maggio, a 'l galoppo de 'l mio poledro, lungo le fratte in fiore! Sotto la coscia serrata il palpito de' fianchi tiepidi io sentiva, ne le narici l'aspro effluvio de' crini: tendeansi i muscoli, i nervi de 'l garretto sí come archi di acciaio; e, tutte date le briglie, andavam tra la polve... - Salute, dicean cortesi li alberi - o centauro! Salute! - dicean frementi a la guazza li atleti, tutti di germini vivi a l'amor de 'l sole. Ma non gl'inni, ma non gl'inni valeano un tuo sguardo, o Lalla, o candida suora di Beatrice; non gl'inni valeano il sí de la bocca tua, d'onde fluiva limpida la melodia di Cino. Bella bella bella veniva ella giú pe' declivi, sotto la gloria de le fiorite estive; dinanzi, l'Adriatico glauco apriva occhi d'oro a miriadi tremuli su le selvagge rive; ed ella protesa le braccia, pe' gli omeri il crine, sí come una iddia giovine, - O mare, o mare! - invocava scendendo: tingeanle il candido viso, tripudiando, que' miei piú fieri soli... Addio, mare! Tu li ultimi ululi a 'l convoglio fuggiasco dài; a te io tutte do le mie strofe. Andate, andate, figlie de l'anima, simili a torma di procellarie ne la burrasca, andate! Me attende una torva battaglia, me forte recluta un fratel ritto sovra gli spaldi chiama: ode ei cupi rantoli di strozze fameliche, a 'l fondo come un brulichío turpe di vermi umani; ode ei singulti di laceri petti, infantili gemiti, aneliti, misere bestemmie... non piú sogni, non ozii. L'azza sfavilli ne 'l pugno salda; guardi l'occhio vigile a l'avvenire.
Authorship:
- by Gabriele D'Annunzio (1863 - 1938) [author's text not yet checked against a primary source]
Musical settings (art songs, Lieder, mélodies, (etc.), choral pieces, and other vocal works set to this text), listed by composer (not necessarily exhaustive):
- by Guido Alberto Fano (1875 - 1961), "A l'avvenire", 1945. [voice and piano] [text verified 1 time]
Researcher for this page: Ferdinando Albeggiani
This text was added to the website: 2011-03-06
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