Vorrei dir, e cor non ho, balbettando il labbro va; fuor la voce uscir non può, ma mi resta mezza qua. Che farete? Che farò? Oh, che gran fatalità! Dar di peggio non si può: ho di voi, di lor pietà!
Così fan tutte
Opera by Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
5. Vorrei dir, e cor non ho
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]7. Al fato dan legge
Al fato dan legge quegli occhi vezzosi: amor li protegge, né i loro riposi le barbare stelle ardiscon turbar. Il ciglio sereno, mio bene, a me gira: felice al tuo seno io spero tornar.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]10. Soave sia il vento
Soave sia il vento, tranquilla sia l'onda, ed ogni elemento benigno risponda ai nostri desir.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]11. Smanie implacabili
Ah, scòstati! Paventa il triste effetto d'un disperato affetto! Chiudi quelle finestre! Odio la luce, odio l'aria che spiro, odio me stessa, chi schernisce il mio duol, chi mi consola... Deh, fuggi, per pietà: lasciami sola! Smanie implacabili che m'agitate, entro quest'anima più non cessate finché l'angoscia mi fa morir! Esempio misero d'amor funesto darò all'Eumenidi, se viva resto, col suono orribile de' miei sospir!
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]12. In uomini, in soldati
In uomini, in soldati sperare fedeltà? (ridendo) Non vi fate sentir, per carità! Di pasta simile, son tutti quanti: le fronde mobili, l'aure incostanti han più degli uomini stabilità. Mentite lagrime, fallaci sguardi, voci ingannevoli, vezzi bugiardi son le primarie lor qualità. In noi non amano che 'l lor diletto; poi ci dispregiano, neganci affetto, né val da' barbari chieder pietà. Paghiam, o femmine, d'ugual moneta questa malefica razza indiscreta: amiam per comodo, per vanità!
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]14. Come scoglio immoto resta
Temerari! sortite fuori di questo loco! E non profani l'alito infausto degl'infami detti nostro cor, nostro orecchio e nostri affetti! Invan per voi, per gli altri invan si cerca le nostre alme sedur: l'intatta fede che per noi già si diede ai cari amanti saprem loro serbar infino a morte, a dispetto del mondo e della sorte. Come scoglio immoto resta contro i venti e la tempesta, così ognor quest'alma è forte nella fede e nell'amor. Con noi nacque quella face che ci piace e ci consola; e potrà la morte sola far che cangi affetto il cor. Rispettate, anime ingrate, questo esempio di costanza; e una barbara speranza non vi renda audaci ancor.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]17. Un'aura amorosa
Un'aura amorosa del nostro tesoro un dolce ristoro al cor porgerà; al cor che, nutrito da speme, da amore, di un'esca migliore bisogno non ha.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]19. Una donna a quindici anni
Una donna a quindici anni dée saper ogni gran moda, dove il diavolo ha la coda, cosa è bene e mal cos'è; dée saper le maliziette che innamorano gli amanti: finger riso, finger pianti, inventar i bei perché; dée in un momento dar retta a cento; colle pupille parlar con mille; dar speme a tutti, sien belli o brutti; saper nascondersi senza confondersi; senza arrossire saper mentire; e, qual regina dall'alto soglio, col «posso e voglio» farsi ubbidir. (Par ch'abbian gusto di tal dottrina. Viva Despina che sa servir!)
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]24. Ah, lo veggio: quell'anima bella
Ah, lo veggio: quell'anima bella al mio pianto resister non sa; non è fatta per esser rubella agli affetti di amica pietà. In quel guardo, in quei cari sospiri dolce raggio lampeggia al mio cor: già rispondi a' miei caldi desiri, già tu cedi al più tenero amor. (mesto) Ma tu fuggi, spietata, tu taci ed invano mi senti languir? Ah, cessate, speranze fallaci: la crudel mi condanna a morir.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]25. Per pietà, ben mio, perdona
Per pietà, ben mio, perdona all'error d'un'alma amante: fra quest'ombre e queste piante sempre ascoso, oh, dio, sarà! Svenerà quest'empia voglia l'ardir mio, la mia costanza. Perderà la rimembranza che vergogna e orror mi fa. A chi mai mancò di fede questo vano, ingrato cor! Si dovea miglior mercede, caro bene, al tuo candor.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]26. Donne mie, la fate a tanti
Donne mie, la fate a tanti, che, se il ver vi deggio dir, se si lagnano gli amanti, li comincio a compatir. Io vo' bene al sesso vostro, lo sapete, ognun lo sa: ogni giorno ve lo mostro, vi do segno d'amistà; ma quel farla a tanti e tanti m'avvilisce, in verità. Mille volte il brando presi per salvar il vostro onor, mille volte vi difesi co' la bocca e più col cor; ma quel farla a tanti e tanti è un vizietto seccator. Siete vaghe, siete amabili, più tesori il ciel vi diè, e le grazie vi circondano dalla testa sino ai piè; ma la fate a tanti e tanti, che credibile non è. Ma la fate a tanti e tanti, che, se gridano gli amanti, hanno certo un gran perché.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]27. Tradito, schernito
In qual fiero contrasto, in qual disordine di pensieri e di affetti io mi ritrovo? Tanto insolito e novo è il caso mio, che non altri, non io basto per consigliarmi... Alfonso, Alfonso, quanto rider vorrai della mia stupidezza! Ma mi vendicherò: saprò dal seno cancellar quell'iniqua... Cancellarla? Troppo, oddio, questo cor per lei mi parla. (qui càpita Don Alfonso con Guglielmo, e sta a sentire) Tradito, schernito dal perfido cor, io sento che ancora quest'alma l'adora, io sento per essa le voci d'amor.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]28. È amore un ladroncello
È amore un ladroncello, un serpentello è amor. Ei toglie e dà la pace, come gli piace, ai cor. Per gli occhi al seno appena un varco aprir si fa, che l'anima incatena e toglie libertà. Porta dolcezza e gusto, se tu lo lasci far; ma t'empie di disgusto, se tenti di pugnar. Se nel tuo petto ei siede, s'egli ti becca qui, fa' tutto quel ch'ei chiede, che anch'io farò così.
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]30. Tutti accusan le donne, ed io le scuso
Tutti accusan le donne, ed io le scuso se mille volte al dì cangiano amore; altri un vizio lo chiama ed altri un uso: ed a me par necessità del core. L'amante che si trova alfin deluso non condanni l'altrui, ma il proprio errore; giacché, giovani, vecchie, e belle e brutte, ripetete con me: «Così fan tutte!»
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- by Lorenzo Da Ponte (1749 - 1838), no title
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