O miei tristi pensier, che vergognosi dentro il sen v'ascondete, or che siam soli uscite fuor dell'affannoso petto. Che mi giova, a dispetto delli natali miei, della mia sorte, aver saputo co' lo scaltro ingegno una corona, un regno e il titolo acquistar di re de' Corsi, se timido e meschino son costretto a fuggir ed a celarmi? E a qual birbon della più vil canaglia Genova pon sul capo mio la taglia? In ciaschedun che incontro un assassin pavento, a ogni passo un'insidia, un tradimento, un colpo d'archibuso o di pistola, o un coltel nella gola; se desino, se ceno, temo ch'ogni boccon non sia veleno, e in mezzo a tanti guai per tormentarmi mancava l'ostessina, quella crudel che ognora quanto mi sprezza più, più m'innamora.
Il re Teodoro in Venezia
Opera by Giovanni Paisiello (1740 - 1816)
2. O miei tristi pensier, che vergognosi  [sung text not yet checked]
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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- ENG English (Andrew Schneider) , "O my sad thoughts, shamefully hiding", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
3. Io re sono e sono amante  [sung text not yet checked]
Io re sono e sono amante. Il mio amor è un brutto affanno, il mio regno è un bel malanno, ma la taglia è peggio ancor. Quando volgo il mio pensiero alla mia crudel Lisetta, par che irato amor mi metta mille diavoli nel cor. Ch'io son re poi mi rammento, e dai stimoli di gloria cose a far degne d'istoria infiammar mi sento allor. Ma la solita paura smorza amor, la gloria oscura, e aver parmi sulla groppa il sicario che m'accoppa e con qualche botta ria mi risana in sempiterno dall'eroïca pazzia della gloria e dell'amor.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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- ENG English (Andrew Schneider) , "I am a king and a lover.", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
7. Se stride irato il vento
Se stride irato il vento, se il mar minaccia e freme, il passeggier lo teme, lo teme il marinar. Ma se la lieve auretta scherzando increspa l'onda, dall'arenosa sponda a riguardarlo alletta, e van le ninfe belle sulle barchette snelle per lo tranquillo mar.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]8. Che ne dici tu, Taddeo?
Che ne dici tu, Taddeo? È un birbante? è un conte? è un re? Qual Berlich, qual Asmodeo mi dirà chi diavol è? Egli è un re; se re non è perché mai chiamarlo re? Qua v'è certo il suo perché. Ma l'entrate non son troppe... re di picche, o re di coppe. Ma l'entrate non son ricche re di coppe, o re di picche. Qual Berlich, qual Asmodeo mi dirà chi diavol è?
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]9. Queste son lettere
Queste son lettere scritte in inglese, questi capitoli stesi in francese; patti, prammatiche, trattati autentici, editti ed ordini, e atti di regia autorità. (tira di tasca un gran sigillo) Mira di Corsica l'armi e il sigillo; osserva, esamina: per tutto scorgonsi le marche e i titoli di maestà.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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- ENG English (Andrew Schneider) , "These letters are written in English", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
11. Figlia, il cielo ti destina
Figlia, il cielo ti destina per isposa ad un sovrano; ti vedrò lo scettro in mano ed invece della cresta la regal corona in testa; e d'eredi una dozzina usciran dal sen fecondo della gravida regina che saran stupor nel mondo e de' sudditi l'amor. E scherzando i nipotini tutti intorno a me verranno. O che cari pargoletti! Che graziosi principini! Ed i popoli soggetti tutti omaggio presteranno alla figlia, e al genitor.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]12. Come obliar potrei  [sung text not yet checked]
Che novità, che stravaganza è questa! Di qual confusïon m'empì la testa di mio padre il linguaggio oscuro e strano? Il conte Alberto è re?... vuole sposarmi? Non vi sarebbe sotto qualche trappola per ingannare me, e mio padre? e poi come potrei Sandrino mio tradire? Tradirlo! ah no... mi sentirei morire. Come obliar potrei il mio primiero amor? Ah ch'io mi morirei di pena e di dolor. Il caro amato oggetto sveller non so dal cor. E al mio primiero affetto sarò costante ognor.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]14. Se voi bramate
Se voi bramate il nostro amore, l'arte imparate di farvi amar. I vezzi teneri, i dolci modi, il tratto amabile sono quei nodi che il cor ci possono incatenar. Col ruvido impero, coll'aspra favella, col ciglio severo, di giovine bella invan pretendete l'affetto acquistar. Se ancor non l'intende tu meglio, o Sandrino, a quel babbuino la scuola puoi far.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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- ENG English (Andrew Schneider) , "If you desire our love", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
17. Che stuol d'infelici
Che stuol d'infelici lo scettro ti diede, il mondo lo crede. Tu stesso lo dici, no 'l niego, sarà. Ma bada, fratello, a quello che fai. Che se non avrai fortuna e cervello, e regno e regnante in men d'un istante al diavolo andrà. Non son dottoressa, non son profetessa, ma il mondo un pochetto io so come va.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]19. Infedel! tu pria m'inganni  [sung text not yet checked]
Infedel! tu pria m'inganni, poi m'insulti e mi deridi; ah che troppo intesi e vidi, troppo vedo e intendo ancor. Più non credo a un cor fallace e ad un labbro mentitor. (Per chi mai perdei la pace! Per chi mai m'accese amor.)
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]20. Voi semplici amanti  [sung text not yet checked]
Voi semplici amanti che a donne credete, son tutte incostanti: l'esempio vedete, specchiatevi in me. Il moto dell'onda, il soffio dell'aria, la tremola fronda sì lieve, sì varia, sì instabil non è. Eppur francamente le udite sovente vantar fido core, parlarvi d'amore, promettervi fé. Voi semplici amanti che a donne credete, da lor rivolgete sollecito il piè.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]22. Tu servimi, e la mensa  [sung text not yet checked]
(a Taddeo con autorità, a Belisa affettuosamente) Tu servimi, e la mensa ai cenni miei prepara; tu placati, tu pensa, cara, a serbarmi amor. (a Taddeo come sopra) Il mio voler intendi ed obbedir tu déi; (a Belisa come sopra) t'obbedirò, tu sei l'arbitra del mio cor. (Nel comandar rammento ch'io sono Acmet ancor. E nell'amar mi sento umile, e servo ognor.)
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]24. Per onor farsi ammazzare!
Per onor farsi ammazzare! Ma Taddeo, che te ne pare? Meglio è star nell'osteria, meglio è fare il locandier. Ma se il cielo ha decretato questo mio generalato: ricusar! sì bassa idea saria d'anima plebea troppo ignobile pensier. Su dunque alla reggia: sul trono la figlia regina si veggia, e veggasi il padre di belliche squadre Taddeo condottier. Mia cara locanda, cari ospiti addio: già pongo in oblio l'antico mestier.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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Researcher for this page: Andrew Schneider [Guest Editor]25. Non era ancora  [sung text not yet checked]
Non era ancora sorta l'aurora, allor che i languidi miei sensi un torbido sonno letargico tutti ingombrò. Ed ecco apparvemi spettro terribile, che smunto e pallido, con occhi lividi qual chi dimagrasi per gran digiuni, catene e funi in man tenea, e pallio ed abito, veste e calzoni tessuti avea di citazioni, di conti e d'obblighi e pagherò. Corona e scettro sugli occhi fransemi l'orribil spettro; indi volgendomi sguardo funereo: «Io sono il debito» alto gridò; poscia per l'aere si dileguò. Un forte palpito le membra scossemi e il sonno ruppemi; e più nell'animo da quel momento non ho contento, pace non ho.
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- by Giovanni Battista Casti (1724 - 1803)
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