Forse è un segno vero della vita: intorno a me fanciulli con leggeri moti del capo danzano in un gioco di cadenze e di voci lungo il prato della chiesa. Pietà della sera, ombre riaccese sopra l’erba cosí verde, bellissime nel fucco della luna! Memoria vi concede breve sonno; ora, destatevi. Ecco, scroscia il pozzo per la prima marea. Questa è l’ora: non più mia, arsi, remoti simulacri. E tu vento del sud forte di zàgare, spingi la luna dove nudi dormono fanciulli, forza il puledro sui campi umidi d’orme di cavalle, apri il mare, alza le nuvole dagli alberi: già l’airone s’avanza verso l’acqua e fiuta lente il fango tra le spine, ride la gazza, nera sugli aranci.
Ed È Subito Sera
Cantata by William Ferris
1. Ride la gazza, nera sugli aranci  [sung text not yet checked]
Text Authorship:
- by Salvatore Quasimodo (1901 - 1968)
Go to the general single-text view
Researcher for this page: Joost van der Linden [Guest Editor]3. Ed è subito sera  [sung text not yet checked]
Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole; ed è sùbito sera.
Text Authorship:
- by Salvatore Quasimodo (1901 - 1968)
See other settings of this text.
Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Et soudain c'est le soir", copyright © 2015, (re)printed on this website with kind permission
Please note: this text, provided here for educational and research use, is in the public domain in Canada, but it may still be copyright in other legal jurisdictions. The LiederNet Archive makes no guarantee that the above text is public domain in your country. Please consult your country's copyright statutes or a qualified IP attorney to verify whether a certain text is in the public domain in your country or if downloading or distributing a copy constitutes fair use. The LiederNet Archive assumes no legal responsibility or liability for the copyright compliance of third parties.
Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]4. Forse il cuore  [sung text not yet checked]
Sprofonderà l’odore acre dei tigli nella notte di pioggia. Sarà vano il tempo della gioia, la sua furia, quel suo morso di fulmine che schianta. Rimane appena aperta l’indolenza, il ricordo d’un gesto, d’una sillaba, ma come d’un volo lento d’uccelli fra vapori di nebbia. E ancora attendi, non so che cosa, mia sperduta; forse un’ora che decida, che richiami il principio o la fine; uguale sorte, ormai. Qui nero il fumo degli incendi secca ancora la gola. Se lo puoi, dimentica quel sapore di zolfo, e la paura. Le parole ci stancano, risalgono da un’acqua lapidata; forse il cuore ci resta, forse il cuore…
Text Authorship:
- by Salvatore Quasimodo (1901 - 1968)
Go to the general single-text view
Researcher for this page: Joost van der Linden [Guest Editor]