Ardo in tacito foco, neppure m'è concesso dal geloso cor mio far palese a me stesso il nome di colei ch'è 'l mio desio, ma nel carcer del seno racchiuso tien l'ardore, carcerier di se stesso, il proprio core e appena sia contento con aliti e sospiri far palese alla lingua i suoi martiri. Se pur per mio ristoro con tributi di pianto mostrar boglio con fede a quella ch'amo tanto che son d'amor le lagrime mercede, ecco 'l cor ch'essalando di più sospiri il vento, assorbe il pianto e quell'umor n'ha spento e con mio duol m'addita che gl'occhi lagrimanti sono mutole lingue negli amanti. Qual sia l'aspro inio stato ridir nol ponno i venti, neppur le selve o l'onde udiro i miei lamenti, ma solo il duol entro al mio cor s'asconde e quale in chiuso specchio disfassi pietra al foco, tal io m'incenerisco a poco a poco, e s'ad altri la lingua è scorta alla lor sorte, a me la lingua è sol cagion di morte.
Cantate, ariete a una, due, e tre voci
Song Cycle by Barbara Strozzi (1619 - 1677)
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French (Français) — Cantates, airs à une, deux et trois voix (Guy Laffaille)
Illustrissimo et eccellentissimo Signor et Patron mio Col.mo Non è vulgare la gloria, ch’io mi prometto da questi miei musici componimenti per la superba livrea, che portano d’humilissimo ossequio al Nome glorioso di Vostro Eccellentissimo di che ella medesima si compiacque investirli quando benignamente ascoltandoli gli degnò del suo magnanimo gradimento, e non isdegnò per renderla più vistosa, vinta la materia dal lavoro, con pretioso vantagio fregiarla d’alcumi suoi poetici ccontratagli, e ricami, nè quali trattenendosi alle volte per diporto de gl’attributi più ferii fà vedere, ch’il primo fior de gl’anni s’è stagionato in quel frutto di virtù sollecita, che nell’età più tarda anche ben dirado matura. Onde può l’Eccellentissimo Vostro con piètastoso passeggiar le gallerie de gl’avi non men per fama, che per famiglia Heroi, riconoscendoli non come da chi riceva, mà più tosto à chi accresca ornamento e splendore. In tanto riconosca ancora trà il numero de suoi otii virtuosi questi pochi numeri, e note di musica, humanamente l’accolga, generosamente li protegga, mentr’io son sicura, che non faranno un mal sentire sotto gl’ausitii d’un Belvedere, e qui con profonda riverenza me l’inchino. Di Vostro Eccellentissimo Devotissima & obligatissima serva Barbara Strozzi
1. Cuore che reprime alla lingua di manifestare il nome della sua cara
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Le cœur qui empêche la langue de révéler le nom de sa bien-aimée", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
2. Moralità amorosa
Sorge il mio sol con mattutini albori e, intento a coltivar beltà divine, con profumi odorosi incensa il crine per aditar altrui come s'adori. Poscia con sottilissimi candori sparge dell'aureo capo ogni confine, che di polve di cipri argente e brine fanno officio di smalto in su quegli ori. Mentre così in bella man s'impiega e fra ceneri e fumi il crine involve, in catene di foco il cor mi lega. Che meraviglia è poi se si dissolve la bellezza in brev'ora e chi mi nega che fugace non sia, s'è fumo e polve!
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Moralité amoureuse", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
3. Il lamento
Sul Rodano severo giace tronco infelice di Francia il gran scudiero, e s'al corpo non lice tornar di ossequio pieno all'amato Parigi, con la fredd'ombra almeno il dolente garzon segue Luigi. Enrico il bei, quasi annebbiato sole, delle guance vezzose cangiò le rose in pallide viole e di funeste brine macchiò l'oro del crine. Lividi gl'occhi son, la tocca langue, e sul latte del sen diluvia il sangue. "Oh Dio, per qual cagione" par che l'ombra gli dica "sei frettoloso andato a dichiarar un perfido, un fellone, quel servo a te sì grato, mentre, franzese Augusto, di meritar procuri il titolo di giusto? Tu, se 'l mio fallo di gastigo è degno, ohimè, ch'insieme insieme dell' invidia che freme vittima mi sacrifichi allo sdegno. Non mi chiamo innocente: purtroppo errai, purtroppo ho me stesso tradito a creder all'invito di fortuna ridente. Non mi chiamo innocente: grand'aura di favori rea la memoria fece di così stolti errori, un nembo dell'obblio fu la cagion del precipizio mio. Ma che dic'io? Tu, Sire - ah, chi nol vede? tu sol, credendo troppo alla mia fede, m'hai fatto in regia corte bersaglio dell'invidia e reo di morte. Mentre al devoto collo tu mi stendevi quel cortese braccio, allor mi davi il crollo, allor tu m'apprestavi il ferro e 'l laccio. Quando meco godevi di trastullarti in solazzevol gioco, allor l'esca accendevi di mine cortigiane al chiuso foco. Quella palla volante che percoteva il tuo col braccio mio dovea pur dirmi, oh Dio, mia fortuna incostante. Quando meco gioivi di seguir cervo fuggitivo, allora l'animal innocente dai cani lacerato figurava il mio stato, esposto ai morsi di accanita gente. Non condanno il mio re, no, d'altro errore che di soverchio amore. Di cinque macche illustri notato era il mio nome, ma degli emoli miei l'insidie industri hanno di traditrice alla mia testa data la marca sesta. Ha l'invidia voluto che, se colpevol sono, escluso dal perdono estinto ancora immantinente io cada; col mio sangue ha saputo de' suoi trionfi imporporar la strada. Nella grazia del mio re mentre in su troppo men vo, di venir dietro al mio pie' la fortuna si stancò, Onde ho provato, ahi lasso, come dal tutto al niente è un breve passo." Luigi, a queste note di voce che perdon supplice chiede, timoroso si scuote e del morto garzon la faccia vede. Mentre il re col suo pianto delle sue frette il pentimento accenna tremò parigi e torbidossi Senna.
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Près du Rhône sévère", copyright © 2009, (re)printed on this website with kind permission
4. A donna bella e crudele
Perle care e pregiate dall'ocean venute, perché state fra due labbra che son mute? Gite a bocca che risponda o tornate in grembo all'onda. Neve, tu che cadesti sovra un alpestre scoglio, perché resti in quel sen pieno d'orgoglio? Trova un petto più gentile o ritorna all'Alpe vile. Oro, che nobil vanto sei dell'Indico lido, perché tanto orni il crine a volto infido? Vanne a men severa fronte o ritorna in seno al monte. Sangue, che sulle rose ha Ciprigna versato, chi ti pose ostro bel su volto ingrato? Corri a guance più serene o alla dea torna in le vene. Stelle, voi che negl'occhi splendete di costei, che vi tocchi d'illustrare occhi sì rei? Gite a ciglia meno altere o tornate all'alte sfere.
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- by Anonymous / Unidentified Author, "A donna bella e crudele"
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- ENG English (Timothy Hoekman) , copyright ©, (re)printed on this website with kind permission
- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "À une dame belle et cruelle", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
5. Con male nuove, non si può cantare
Questa, questa è la nuova ch'io v'ho da dire amanti, ch'amando non si trova altro che pene e pianti. Ben il mio cor il prova e volete ch'io canti. Senta, senta chi brama la canzonetta udire: non s'ama, no, non s'ama senza pena e martire. A chi m'invita e chiama altro non ho che dire. Deh, cantar non mi fate, che la canzon peggiora! Quante bevande ingrate fugge chi s'innamora! Ha poca caritate chi vuol ch'io canti ancora.
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- by Anonymous / Unidentified Author, "Con male nuove, non si può cantare"
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Avec des mauvaises nouvelles, je ne peux chanter", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
6. Amor non si fugge
Cara Filli, quella tu sei ch'adoro, per te sola, per te languisco e moro. Ben vid'io ch'un guardo adesca Ch'allettando il seno adugge, ma pur ardo e 'l cor si strugge che non fugge d'amor chi seco tresca. Cara Filli, quella tu sei ch'adoro, per te sola, per te languisco e moro. S'è il languir colpo d'amore fuggirò s'amor m'assale, ma 'l fuggir, ohimè, che vale? Non si scioglie dal pie' laccio del core. Cara Filli, quella tu sei ch'adoro, per te sola, per te languisco e moro.
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- by Anonymous / Unidentified Author, "Amor non si fugge"
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Amour ne se fuit pas", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
7. Donna non sa che dice, non dice che sa
Lusinghiera d'amori La vezzosa speranza È un veleno dei cori. Oh Dio, ch'io so La femminile usanza, Non è di donna mai Promessa vera. Così va, molto ha più Chi nulla spera. Cianciosetta ridente Con piena cortesia Ai miei preghi acconsente. Oh Dio, ch'io so La femminil bugia; Non è di donna mai Bocca verace. Così va, parla più Donna che tace. Mentitrice d'affetti Tutta piacevolezza Si dimostra ai miei detti! Oh Dio, ch'io so La femminil vaghezza; Non è di donna mai Salda la fede. Così va, gode più Chi meno il crede.
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- by Anonymous / Unidentified Author, "Donna non sà che dice, non dice che sa"
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Une femme ne sait pas ce qu'elle dit, elle ne dit pas ce qu'elle sait", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
8. Mentita
S'io vi giuro mia vita Ch'io v'amo Voi mi date con parole spietate Subito una mentita. Io che sensi ho vivace Corro raffronto À scaricar coi baci.
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- by Giovan Francesco Loredan (1607 - 1661)
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Mensonge", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
9. Begli occhi
Mi ferite, oh begli occhi. Pensate che farebbono Quei baci si cocenti e mordaci; Langue l'anima, langue E il cor vien meno. Ahi ch'io vi moro in seno. Pensate che farebbono Gli strali si pungenti e mortali; Langue l'anima, langue E il cor vien meno. Ahi ch'io vi moro in seno. Ma forse non morò Senza vendetta Ch'ai fin chi morte Da la morte aspetta.
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- by Giovan Francesco Loredan (1607 - 1661)
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Beaux yeux", copyright © 2009, (re)printed on this website with kind permission
10. Cor donato, cor rubato (Contrasto tra Filindo, Dori, e Tirsi)
Dori: Tu mendace, tu infedel, no, no Ch'in don, l'hebbe, no'l rubò Mi donasti il cor, sì, sì. Ben è giusto il rancor aspre, Aspre le offese Me 'l donò. Filindo: Ladra, tu ladra crudel, Mi rubasti il cor, sì, sì, Con begl' occhi lo rapi; Mi rubasti il cor, sì, sì. Ben è giusto il rancor aspre, Aspre le offese. Me 'l rubò. Tirsi: Fermate; lasciate, le contese. Tropp'è ingiusto il rancor false le offese. Miracol fu d'amore, Cessi l'ingiusta lite. No 'l donò, no 'l rubbò. Fermate, udite. Amor, amor che tutto puote un cuore Un' alma toglie da un seno È in altro sen l'innesta, Se spira humana Salma priva del core. Opra in amore è questa. Dori: No 'l donò, no 'l rapi, Opra è d'amor, sì, sì. Vivi tu nel mio seno Vivo, si, nel tuo seno. Tal morendo beato Puoi riamando amato, Rigoder nella tomba Il dì sereno. Filindo: No 'l donò, no 'l rapi, Opra è d'amor, sì, sì. Vivo, si, nel tuo seno Vivi tu nel mio seno. Tal morte beata Puoi riamando amata, Rigòder nella tomba Il dì sereno.
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- by Anonymous / Unidentified Author, "Cor donato, cor rubato - Contrasto tra Filindo, Dori, e Tirsi"
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Cœur donné, cœur volé - Dispute entre Filindo, Doris et Tirsis", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
11. Desideri vani
Desideri che? Desideri che sperate di gioir. Voi v'ingannate. Può ben grand' ale Ingigantito il core Spiegar al ciel d'amore, Mentre dalla crudel Che vi fa guerra Vostre speranze in terra Piombano fulminate. In vano ergete Ardimentoso il guardo Ad un seren bugiardo, Mentr'al vostro salir Fiere procelle Dalle nemiche stelle Vengono minacciate. Desideri che? Desideri che sperate di gioir. Voi v'ingannate.
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- by Anonymous / Unidentified Author, "Desideri vani"
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Désirs vains", copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission