Altri canti d'Amor, tenero arciero, I dolci vezzi, e i sospirati baci; Narri gli sdegni e le bramate paci Quand'unisce due alme un sol pensiero. Di Marte io canto, furibondo e fiero, I duri incontri, e le battaglie audaci; Strider le spade, e bombeggiar le faci, Fo nel mio canto bellicoso e fiero. Tu cui tessuta han di cesareo alloro La corona immortal Marte e Bellona, Gradisci il verde ancor novo lavoro, Che mentre guerre canta e guerre sona, Oh gran Fernando, l'orgoglioso choro, Del tuo sommo valor canta e ragiona.
Libro VIII: Madrigali guerrieri e amorosi
Song Cycle by Claudio Monteverdi (1567 - 1643)
1. Altri canti d'Amor
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Que d'autres chantent d'Amour", copyright © 2013, (re)printed on this website with kind permission
- RUS Russian (Русский) (Natalia Vyshynska) , "Иные поют об Амуре", copyright © 2013, (re)printed on this website with kind permission
2. Or ch'el ciel e la terra e'l vento tace
Or che 'l ciel e la terra e 'l vento tace, E le fere e gli augelli il sonno affrena, Notte il carro stellato in giro mena E nel suo letto il mar senz'onda giace; Vegghio, penso, ardo, piango; e chi mi sface Sempre m'è inanzi per mia dolce pena: Guerra è il mio stato, d'ira et di duol piena; E sol di lei pensando ho qualche pace. Così sol d'una chiara fonte viva Move 'l dolce e l'amaro ond'io mi pasco; Una man sola mi risana e punge. E perchè 'l mio martìr non giunga a riva, Mille volte il dì moro e mille nasco; Tanto da la salute mia son lunge!
Text Authorship:
- by Francesco Petrarca (1304 - 1374), no title, appears in Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) , in 1. Rime In vita di Madonna Laura, no. 164
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- CAT Catalan (Català) (Salvador Pila) , copyright © 2017, (re)printed on this website with kind permission
- CHI Chinese (中文) [singable] (Dr Huaixing Wang) , copyright © 2024, (re)printed on this website with kind permission
- ENG English (A. S. Kline) , no title, copyright © 2002, (re)printed on this website with kind permission
- FRE French (Français) (Francisque Reynard) , "Canzone CLXIV Or che'l ciel e la terra"
- GER German (Deutsch) (Johann Diederich Gries) , no title, appears in Sonette von Francesco Petrarca, no. 6
3. Gira il nemico insidioso  [sung text not yet checked]
Gira il nemico insidioso amore la rocca del mio core. Su presto ch'egli qui poco lontano armi, armi alla mano. Noi lasciamo accostar ch'egli non saglia sulla fiacca muraglia, ma facciam fuor una sortita bella, butta, butta la sella. Armi false non son ch'ei s'avvicina col grosso la cortina. Su presto, ch'egli qui poco discosto tutti, tutti al suo posto. Vuol degl'occhi attaccar il baloardo con impeto gagliardo. Su presto ch'egli qui senz'alcun fallo tutti, tutti a cavallo. Non è più tempo ohimé, ch'egli ad un tratto del cor padron s'è fatto, a gambe, a salvo chi si può salvare, all'andare, all'andare. Cor mio non val fuggir, sei morto e servo d'un tiranno protervo ch'el vincitor che già dentro alla piazza grida foco, ammazza.
Text Authorship:
- by Giulio Strozzi (1583 - 1660)
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "L'amour insidieux et ennemi entoure", copyright © 2013, (re)printed on this website with kind permission
4. Se vittorie sì belle  [sung text not yet checked]
Se vittorie sì belle han le guerre d'amore, fatti guerrier mio core. E non temer degl'amorosi strali le ferite mortali. Pugna, sappi ch'è gloria il morir per desio de la vittoria.
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- by Anonymous / Unidentified Author
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Si de si belles victoires", copyright © 2016, (re)printed on this website with kind permission
5. Armato il cor d'adamantina fede  [sung text not yet checked]
Armato il cor d'adamantina fede nell'amoroso regno, a militar ne vegno, contrasterò col Ciel e con la sorte, pugnerò con la morte, ch'intrepido guerriero se vittoria non ho, vita non chero.
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- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]6. Ogni amante è guerrier
Prima Parte Ogni amante è guerrier; nel suo gran regno Ha ben Amor la sua milizia anch'egli. Quella fiorita età, che 'l duro pondo Può sostener dell'elmo e dello scudo Negli assalti d'amor fa prove eccelse. Né men sconcio è veder tremula mano Per troppo età, vibrar la spada o l'asta, Che sentir sospirar canuto amante. Ogni amante è guerrier, ecc. Ambo le notti gelide, e serene E l'amante e 'l guerrier traggon vegghiando, Questi a salvar del Capitan le tende, Questi a guardar l'amante mura intento. Non mai di faticar cessa il Soldato, Né riposar già mai verace amante. Ambo sormonteran de' monti alpestri Le dure cime, ambo torrenti e fiumi Tra piogge, e nembi varcheran sicuri. Non del vasto ocean le onde spumanti, Non d'Euro, o d'Aquilon I'orribil fiato Frenar potrà gl'impetuosi cori Se di solcar il mar desio gli sprona. Chi se non quei che l'amorosa insegna Segue, o di Marte al ciel nottumo e fosco Può la pioggia soffrir, le nevi e 'l vento? Taccia pur dunque omai, lingua mendace, Di più chiamare otio e lascivia Amore, Ch'amor affetto è sol di guerrier core. Seconda parte Io che nell'otio nacqui, e d'otio vissi, Che vago sol di riposata quiete Trapassava non pur I'hore nottume, Ma i giorni interi ancor tra molli piume; E tra grat' ombre d'ogni cura scarco Il fresco mi godea d'un' aura lieve, Col roco mormorar d'un picciol rivo, Che fea tenor degl'augelletti al canto. lo stesso pur che generosa cura Di bellissimo Amor mi punse il core, AII'hor che 'l guardo volsi al divan lume, Che svavillar vidd'io da que' begl'occhi, -- E 'l suono udì che da rubini e perle Mi giunse al cor d'angelica favella, Sprezzando gli agi di tranquilla vita Non pur chiuggo a i gran dì tra 'l sonno i limu Ma ben sovente ancor, e stelle e sera, Cangiar vigile amante in Sole, e in Alba. Spesso carco di ferro all'ombra oscura Spesso carco di ferro all'ombra oscura Me 'n vo sicuro ove 'l desio mi spinge, E tante soffro ogn'hor dure fatiche Amoroso guerrier, ch'assai men greve Misura in un co 'l valoroso Hispano Tentar pugnando I'ostinato Belga. 0 pur là dove inonda i larghi campi L'Istro real, cinto di ferro il busto Seguir tra l'armi il chiaro, e nobil sangue Di quel Gran Re ch'or su la sacra testa Posa il splendor del diadema Augusto Di quel Gran Re ch'alle corone, a lauri Alle spoglie, a' trionfi il ciel destina. O sempre gloriose, o sempre invitto, Segui felice, e fortunato apieno L'alte vittorie e gloriose imprese Che forse un dì questa mia roca cetra Ritornerà non vil ne' tuoi gran pregi. All'hor, ch'al suon dell'anni Canterò le tue palme, e' chiari allori. Quando I'hostil furor depresso e domo Dal tuo invitto valor, dal tuo gran senno, Udrà pien di spavento, e di terrore L'Oriente sonar belliche squille. E sovra gran destrier di ferro adorno Di stupor muti i faretrati Sciti, Tra mille e mille Cavalieri e Duci Carco di spoglie, o Gran FERNANDO ERNESTO T'inchineranno, alla tua invitta spade Vinti, cedendo le corone e i regni. Terza parte Ma per qual'ampio Egeo spieghi le vele Sì dal porto lontano ardito Amante? Riedi che meco il mio cortese amico, Veggio ch'a si gran corso, a sì gran volo Di pallido timor dipinge il viso. Quarta parte Riedi ch'al nostro ardir, ch'al nostro canto Ch'hora d'armi, e d'amor confuso suona Scorger ben puote omai, ch'Amore, e Marte E' quasi in cor gentil cortese affetto.
Text Authorship:
- by Ottavio Rinuccini (1562 - 1621)
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Researcher for this page: John Versmoren7. Ardo, avvampo, mi struggo, accorrete
Ardo, avvampo, mi struggo! Accorrete amici, vicini, all'infiammato loco! Al ladro, al ladro! Al tradimento! Al foco! Scale, accette, martelli, acqua prendete! E voi torri sacrate anco tacete? Su, su, bronzi, ch'io dal gridar son roco, Dite il periglio altrui non lieve o poco, E degl'incendi miei pietà chiedete! Son due belli occhi il ladro, e seco amore l'incendiario che l'inique faci dentro la rocca m'avventò del core! "Ecco i rimedi omai vani e fallaci", Mi dice ogn'un per si beato ardore: lascia che'l cor s'incenerisca, e taci."
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Je brûle, je flamboie, je me consume ! Accourez", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
8. Il combattimento di Tancredi e Clorinda
Tancredi che Clorinda un uomo stima
vuol ne l'armi provarla al paragone.
Va girando colei l'alpestre cima
verso altra porta, ove d'entrar dispone.
Segue egli impetuoso, onde assai prima
che giunga, in guisa avien che d'armi suone,
ch'ella si volge e grida: "O tu, che porte,
che corri sí?" Risponde: "E guerra e morte."
"Guerra e morte avrai;" disse "io non rifiuto
darlati, se la cerchi, e ferma attende."
Non vuol Tancredi, che pedon veduto
ha il suo nemico, usar cavallo, e scende.
E impugna l'uno e l'altro il ferro acuto,
ed aguzza l'orgoglio e l'ire accende;
e vansi a ritrovar non altrimenti
che duo tori gelosi e d'ira ardenti.
Degne d'un chiaro sol, degne d'un pieno
teatro, opre sarian sí memorande.
Notte, che nel profondo oscuro seno
chiudesti e ne l'oblio fatto sí grande,
piacciati ch'io ne 'l tragga e 'n bel sereno
a le future età lo spieghi e mande.
Viva la fama loro; e tra lor gloria
splenda del fosco tuo l'alta memoria.
Non schivar, non parar, non ritirarsi
voglion costor, né qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi:
toglie l'ombra e 'l furor l'uso de l'arte.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferro, il piè d'orma non parte;
sempre è il piè fermo e la man sempre 'n moto,
né scende taglio in van, né punta a vòto.
L'onta irrita lo sdegno a la vendetta,
e la vendetta poi l'onta rinova;
onde sempre al ferir, sempre a la fretta
stimol novo s'aggiunge e cagion nova.
D'or in or piú si mesce e piú ristretta
si fa la pugna, e spada oprar non giova:
dansi co' pomi, e infelloniti e crudi
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.
Tre volte il cavalier la donna stringe
con le robuste braccia, ed altrettante
da que' nodi tenaci ella si scinge,
nodi di fer nemico e non d'amante.
Tornano al ferro, e l'uno e l'altro il tinge
con molte piaghe; e stanco ed anelante
e questi e quegli al fin pur si ritira,
e dopo lungo faticar respira.
L'un l'altro guarda, e del suo corpo essangue
su 'l pomo de la spada appoggia il peso.
Già de l'ultima stella il raggio langue
al primo albor ch'è in oriente acceso.
Vede Tancredi in maggior copia il sangue
del suo nemico, e sé non tanto offeso.
Ne gode e superbisce. Oh nostra folle
mente ch'ogn'aura di fortuna estolle!
Misero, di che godi? oh quanto mesti
fiano i trionfi ed infelice il vanto!
Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti)
di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Cosí tacendo e rimirando, questi
sanguinosi guerrier cessaro alquanto.
Ruppe il silenzio al fin Tancredi e disse,
perché il suo nome a lui l'altro scoprisse:
"Nostra sventura è ben che qui s'impieghi
tanto valor, dove silenzio il copra.
Ma poi che sorte rea vien che ci neghi
e lode e testimon degno de l'opra,
pregoti (se fra l'arme han loco i preghi)
che 'l tuo nome e 'l tuo stato a me tu scopra,
acciò ch'io sappia, o vinto o vincitore,
chi la mia morte o la vittoria onore."
Risponde la feroce: "Indarno chiedi
quel c'ho per uso di non far palese.
Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vedi
un di quei due che la gran torre accese."
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi,
e: "In mal punto il dicesti"; indi riprese
"il tuo dir e 'l tacer di par m'alletta,
barbaro discortese, a la vendetta."
Torna l'ira ne' cori, e li trasporta,
benché debili in guerra. Oh fera pugna,
u' l'arte in bando, u' già la forza è morta,
ove, in vece, d'entrambi il furor pugna!
Oh che sanguigna e spaziosa porta
fa l'una e l'altra spada, ovunque giugna,
ne l'arme e ne le carni! e se la vita
non esce, sdegno tienla al petto unita.
...
Ma ecco omai l'ora fatale è giunta
che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e 'l sangue avido beve;
e la veste, che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e 'l piè le manca egro e languente.
Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch'a lei novo un spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme:
virtú ch'or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.
"Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sí; deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave."
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
Poco quindi lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentí la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide, la conobbe, e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
Non morí già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: "S'apre il cielo; io vado in pace."
Text Authorship:
- by Torquato Tasso (1544 - 1595), "Il combattimento di Tancredi e Clorinda"
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- FRE French (Français) (Auguste Desplaces) , first published 1845
9. Volgendo il ciel
I. Introdutione al ballo Voce sola (Poeta fermato cosi dice): Volgendo il ciel per l'immortal sentiero, Le ruote de la luce alma e serena, Un secolo di pace il Sol rimena, Sotto il Re novo del Romano Impero. Sù, mi si rechi ormai del grand'Ibero Profonda tazza, inghirlandata e piena, Che correndomi al cor di vena in vena Sgombra da l'alma ogni mortal pensiero. Venga la nobil cetra. (Ricevuto il chitarone, da la ninfa, si volta verso l'altre e cosi gli parla:) Il crin di fiori cingimi, O Filli, (qui li pone la ninfa la ghirlanda, poi parla il poeta come segue:) Io feriro le stelle cantando del mio Re gli eccelsi allori. (qui nel chitarone da lui sonato cosi segue:) E voi, che per beltà, donne e donzelle, gite superbe d'immortali honori: Movete al mio bel suon le piante snelle, Sparso di rose il crin leggiadro e biondo. E, lasciato dell'Istro il ricco fondo, Vengan l'humide ninfe al Ballo anch'elle. (Entrata come di sopra, et le Ninfe dell'Istro escono al tempo di essa entrata come le prime, e giunte al loro determinato loco,tutte le Ninfe insieme danzano il seguente ballo). II. Ballo Movete al mio bel suon... Fuggan in si bel di nembi e procelle. D'aure odorate el mormorar giocondo Fat'eco al mio cantor, rimbombi il mondo L'opre di Ferdinando eccelse e belle. (Qui in questo loco finita la presente prima parte, si fa un canario o passo e mezzo od altro balletto, a beneplacito senza canto poi si ritorna sopra la prima aria come segue, cangiando mutanze.) Ei l'armi cinse, e su destrier alato Corse le piaggie, e su la terra dura La testa riposo sul braccio armato. Le torri eccelse e le superbe mura Al vento sparse, e fe' vermiglio il prato, Lasciando ogni altra gloria al mondo oscura.
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this page: Auditorium du Louvre10. Altri canti di Marte
Altri canti di Marte, e di sua schiera Gli arditi assalti, e l'honorate imprese, Le sanguigne vittorie, e le contese, I trionfi di morte horrida, e fera. Io canto, Amor, da questa tua guerriera Quant'hebbi a sostener mortali offese, Com'un guardo mi vinse, un crin mi prese: Historia miserabile, ma vera. Due begli occhi fur l'armi, onde traffitta Giacque, e di sangue invece amaro pianto Sparse lunga stagion l'anima afflitta. Tu, per lo cui valor la palma, e'l vanto Hebbe di me la mia nemica invitta, Se desti morte al cor, dà vita al canto.
Text Authorship:
- by Giambattista Marino (1569 - 1625)
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "D'autres chantent de Mars", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
- GER German (Deutsch) (Bertram Kottmann) , copyright © 2019, (re)printed on this website with kind permission
11. Vago augelletto
Vago augelletto che cantando vai,
over piangendo, il tuo tempo passato,
vedendoti la notte e 'l verno a lato
e 'l dí dopo le spalle e i mesi gai,
se, come i tuoi gravosi affanni sai,
cosí sapessi il mio simile stato,
verresti in grembo a questo sconsolato
a partir seco i dolorosi guai.
...
Text Authorship:
- by Francesco Petrarca (1304 - 1374), no title, appears in Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) , in 2. Rime In morte di Madonna Laura, no. 353
See other settings of this text.
Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- ENG English (A. S. Kline) , no title, copyright © 2002, (re)printed on this website with kind permission
- FRE French (Français) (Francisque Reynard) , "Canzone CCCLIII Vago augelletto"
12. Mentre vaga Angioletta
Mentre vaga Angioletta Ogni anima gentil cantando alletta, Corre il mio core, e pende Tutto dal suon del suo soave canto; E non so come intanto Musico spirto prende Fauci canore, e seco forma e finge Per non usata via Garrula, e maestrevole armonia. Tempra, d'arguto suon pieghevol voce, E la volve, e la spinge Con rotti accenti, e con ritorti giri Qui tarda, e là veloce; E tall'hor mormorando In basso, e mobil suono, ed alternando Fughe, e riposi, e placidi respiri, Hor la sospende, e libra, Hor la preme, hor la rompe, hor la raffrena; Hor la saetta, e vibra, Hor in giro la mena, Quando con modi tremuli, e vaganti, Quando fermi, e sonanti. Così cantando e ricantando, il core, O miracol d'amore, E' fatto un usignolo, E spiega già per non star mesto il volo.
Text Authorship:
- by Giovanni Battista Guarini (1538 - 1612)
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Researcher for this page: John Versmoren13. Ardo e scoprir, ahi lasso, io non ardisco  [sung text not yet checked]
Ardo e scoprir, ahi lasso, io non ardisco e quel che porto nel sen, rinchiuso ardore, e tanto più dolente ogni hor languisco quanto più sia celato il mio dolore. Fra me tal'hor mille disegni ordisco con la lingua discior anco il timore. E all'hor fatto ardito io non pavento gridar soccorso al micidial tormento. Ma s'avvien ch'io m'appresso a lei davante per trovar al mio mal pace e diletto, divengo tosto pallido in sembiante, e chinar gl'occhi a terra costretto. Dir vorrei, ma non oso; indi tremante comincio, e mi ritengo alfin l'affetto. S'aprir, nuntia del cor la lingua vole, si troncan su le labbra le parole.
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]14. O sia tranquillo il mare o pien d'orgoglio
O sia tranquillo il mare o pien d'orgoglio, mai da quest' onde io rivolgo il piede; io qui t'aspetto e qui de la tua fede, tradito amante, mi lamento e doglio. Spesso salir su queste rupi io soglio per veder se il tuo legno ancor sen riede; quivi m'assido e piango, ondo mi crede il mar un fonte e 'l navigante un scoglio. E spesso ancor t'invio per messageri, a ridir la mia pena e 'l mio tormento dell'aria vaga e zeffiri leggieri, ma tu non torni, o Filli, e 'l mio lamento l'aura disperge, e tal mercè ne speri che fida a donna il cor e i prieghi el vento.
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]15. Ninfa che, scalza il piede  [sung text not yet checked]
Ninfa che, scalza il piede e sciolta il crine, te ne vai di doglia in bando per queste piagge lieta cantando e ballando, non scuoti all'erbe le fresche brine. Qui, deh! meco t'arresta, ove di fiori s'inghirlanda il crin novello questo ch'imperla fresco ruscello bel pratello co' suoi correnti limpidi umori. Dell'usate mie corde al suon potrai sotto l'ombra di quest'orno a tempo il passo mover d'intorno, né del giorno faran te bruna gli ardenti rai. Ma senza pur mirarmi affretta il passo dietro forse a Lillo amato. Ah! Che ti possa veder cangiato quel pie ingrato, pera fugace, in un duro sasso!
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]16. Dolcissimo uscignolo  [sung text not yet checked]
Dolcissimo uscignolo, tu chiami la tua cara compagnia cantando: »Vieni, vieni, anima mia«. A me canto non vale, e non ho come tu da volar ale. O felice augelletto, come nel tuo diletto ti ricompensa ben l'alma natura: se ti negò saver, ti diè ventura.
Text Authorship:
- by Giovanni Battista Guarini (1538 - 1612)
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "Très doux rossignol", copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
17. Chi vol haver felice e lieto il core
Chi vol haver felice e lieto il core, non segua il crudo Amore, quel lusinghier che ancide, quando più scherza e ride; ma tema di beltà, di leggiadria l'aura fallace e ria. Al pregar non risponda, alla promessa non creda: e se s'appressa, fugga pur, che baleno è quel ch'alletta; né mai balena Amor, se non saetta.
Text Authorship:
- by Giovanni Battista Guarini (1538 - 1612)
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- ENG English (unknown or anonymous translator) , "If you wish your heart to be happy and gay"
- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , copyright © 2018, (re)printed on this website with kind permission
18. Lamento della ninfa
Non havea Febo ancora recato al mondo il dí, ch'una donzella fuora del proprio albergo uscí. Sul pallidetto volto scorgeasi il suo dolor, spesso gli venia sciolto un gran sospir dal cor. Sí calpestando fiori errava hor qua, hor là, i suoi perduti amori cosí piangendo va: "Amor", dicea, il ciel mirando, il piè fermo, "dove, dov'è la fè ch'el traditor giurò?" Miserella. "Fa' che ritorni il mio amor com'ei pur fu, o tu m'ancidi, ch'io non mi tormenti più." Miserella, ah più no, no, tanto gel soffrir non può. "Non vo' più ch'ei sospiri se non lontan da me, no, no che i suoi martiri più non dirammi affè. Perché di lui mi struggo, tutt'orgoglioso sta, che si, che si se'l fuggo ancor mi pregherà? Se ciglio ha più sereno colei, che'l mio non è, già non rinchiude in seno, Amor, sí bella fè. Ne mai sí dolci baci da quella bocca havrai, ne più soavi, ah taci, taci, che troppo il sai." Sí tra sdegnosi pianti spargea le voci al ciel; cosí ne' cori amanti mesce amor fiamma, e gel.
Text Authorship:
- by Ottavio Rinuccini (1562 - 1621)
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Available translations, adaptations or excerpts, and transliterations (if applicable):
- ENG English (Paolo Montanari) , "The nymph's lament", copyright © 2004, (re)printed on this website with kind permission
- FRE French (Français) (Guy Laffaille) , "La plainte de la nymphe", copyright © 2016, (re)printed on this website with kind permission
19. Perché te 'n fuggi, o Fillide?  [sung text not yet checked]
Perché te 'n fuggi, o Fillide? Ohimè, deh, Filli ascoltami e quei belli occhi voltami: già belva non son io né serpe squallido; Aminta io son, se ben son magro e pallido, queste mie calde lagrime che da quest'occhi ognor si veggon piovere han forza di commuovere ogni più duro cor spietato e rigido, ma' l tuo non già, ch'è più d'un ghiaccio frigido. Mentre spargendo a l'aura pianti e lamenti, indarno il cor distruggesi, Filli più ratta fuggesi, né i sospir che dal cor, non voci o prieghi i piè fugaci arrestano.
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]20. Non partir, ritrosetta  [sung text not yet checked]
Non partir, ritrosetta, troppo lieve e incostante. Senti me: non fuggir, aspetta, aspetta, odi il pregar del tuo fedel amante. Tu non senti i lamenti? Ah, tu fuggi, io rimango, ah, tu ridi ed io piango. L'alma vola disciolta, teco parte il mio core. Ferma il piè, non fuggir, ascolta ascolta: torna a gioir almen d'un che sì more. Tu non miri i martiri? Tu non odi, io ti chiamo, tu mi sprezzi, io ti bramo. Tu crudel più mi offendi quanto più sei fugace. Già dal sen l'alma fugge: attendi, attendi, se il mio languir a te cotanto piace. Tu, non ridi o, non ridi, tu mi sprezzi, io t'adoro, tu mi lasci ed io moro.
Text Authorship:
- by Anonymous / Unidentified Author
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]21. Su, su pastorelli vezzosi  [sung text not yet checked]
Su, su, su, pastorelli vezzosi, correte, venite a mirar, a goder l'aure gradite, e quel dolce gioir, ch'a noi porta ridente la bell'alba nascente. Mirate i prati pien di fiori odorati ch'al suo vago apparir ridon festosi. Su, su, su, augelletti canori, sciogliete, snodate al cantar, al garrir, le voci amate.
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Researcher for this text: Emily Ezust [Administrator]